Il Seder è sempre stato il più grande evento che abbiamo organizzato, siamo partiti con 50 persone e siamo arrivati ​​a sfiorare le 300 persone. Anche se durante l’anno ci sono i pasti dello Shabbat, il Seder di Pesach, sia per la quantità che per il tipo di cibo richiede un’organizzazione diversa, quindi ogni anno assumiamo una squadra di camerieri e cuochi per la notte del Seder.

Quest’anno, dopo due anni di Covid, abbiamo perso i contatti con il personale che ha lavorato negli anni precedenti, alcuni si sono già trasferiti in altri posti, alcuni hanno iniziato altri lavori, quindi abbiamo deciso di cercare un chef che avrebbe cucinato già per Purim.

Ci siamo subito resi conto che lo chef italiano sa lavorare bene e velocemente ma avevamo bisogno di un cuoco che conosce la cucina ebraica, quindi abbiamo chiesto ai studenti e ci è stato detto che c’è un ragazzo nuovo di nome Jonathan che è uno chef!

Jonathan è venuto forse una o due volte per Shabbat, quindi non lo conoscevo molto bene ed ero un po’ preoccupato che non avrebbe potuto accettare il lavoro, prima di tutto perché sta studiando e inoltre perché lavora come guida turistica.

Il prossimo Shabbat che Jonathan è venuto, gli ho parlato dell’idea di cucinare per il Seder di Pesach, si è subito emozionato e ha detto che avrebbe controllato se avrebbe potuto liberarsi.

Dopo qualche giorno ha risposto in modo affermativo e abbiamo subito iniziato a lavorare sul menu, piatti, ordini della merce, ecc. In uno degli incontri prima di Pesach gli ho chiesto quanto devo pagarli, ha subito detto che non vuole essere pagato, e se vorrò pagarlo il suo prezzo sarà più a persona di quanto stiamo facendo pagare agli ospiti.

Jonathan ha accettato questo lavoro con molto entusiasmo, ha lavorato per tre giorni consecutivi e ha avuto idee su come migliorare l’esperienza del Seder, ad esempio, ha chiesto del pesce fresco per poter aggiungere il ceviche al menu, e dopo il Seder alcune persone hanno indicato questa aggiunta come qualcosa che non si aspettavano.

In una delle nostre conversazioni nell’organizzazione del Seder la conversazione si è spostata sulla questione della fede, Jonathan ha detto che sebbene non sia religioso e non mantenga le mitzvos ha una grande fede nella Divina provvidenza e abbiamo parlato di alcuni esempi successi a noi, era anche interessato a saperne di più sulla Mitzvà dei tefillin.

Nel frattempo, i due studenti di Yeshiva arrivati con il programma “Merkos Shlichus”, Shneur Wilansky e Zalmi Chanowitz, sono arrivati ​​e sono diventati amici di Jonathan e gli hanno messo i Tefillin ogni giorno.

Il Seder di Pesach è andato liscio, tutti hanno elogiato il lavoro di Jonathan e quando le persone sono uscite una per una hanno ringraziato per il meraviglioso Seder e per il buon cibo.

Mentre continuavo a pensare come ringraziare Jonathan, mia moglie ha avuto un’idea di fargli un regalo, qualcosa che avrebbe scelto e se voleva un buon paio di tefillin, gli ho scritto subito dell’idea e senza esitazione ha scelto i tefillin!

Ho portato subito la busta per ricamarci sopra il suo nome, nel frattempo gli ho già spiegato che siccome è ashkenazita gli darò dei tefillin con scrittura Arizal, ma quando è venuto a prendere i tefillin me ne sono dimenticata e ho tirato fuori tefillin con scrittura Sefardita, ho cambiato le dimensioni della testa ma poi gli ho detto che forse avrebbe dovuto verificare con la sua famiglia le sue origini ashkenazite essendo che ci sono diversi tipi di tefillin ashkenaziti.

Mi informò allora che il suo bisnonno, Yehuda Astrachan, era uno shochet a Riga. Mi sono subito rivolto al rabbino Glazman, lo shliach di Riga, che nel giro di pochi minuti mi ha inviato una foto dal libro del rabbino Menachem Barchan con la descrizione di “Leib Astrakhan” che era un Shochet Chabad ucciso nell’Olocausto, il fatto che fosse Chabad non era noto alla famiglia fino ad ora!

Jonathan ha ricevuto i tefillin di Arizal, quelli solitamente usati da Chabad, con grande entusiasmo e non ha smesso di ringraziare per il privilegio di dover far parte del Seder e per quanto gli ha dato energie, ecc.

Sono sicuro che dall’alto il rabbino Yehuda Leib Astrakhan, da cui prende il nome il padre di Jonathan, è pieno di gioia nel vedere che i suoi discendenti si riconnettono con l’ebraismo nel modo chabad che aveva scelto allora, e d’altra parte non c’è dubbio che ha trasmesso a Jonathan l’entusiasmo di aiutare gli altri.